Antonio Casilli invité du Festivaletteratura (Mantoue, Italie, 4 septembre 2014)

Le Festivaletteratura de Mantoue, l’une des plus prestigieuses kermesses littéraires d’Italie, a accueilli le 4 septembre 2014 le sociologue Antonio Casilli pour un débat autour de Fraternité et lien social à l’heure d’Internet. Animée par le philosophe Roberto Casati, la rencontre a eu lieu à l’Archivio di Stato, devant une assistance nourrie.  Des comptes rendus sont disponibles sur le site web du Festivaletteratura ainsi que sur les blogs POOL et Art a part of cult(ure).

Antonio Casilli e la nuova concezione di amicizia sul web

Source : Festivaletteratura, 05/09/2014

Image : le philosophe Roberto Casati (gauche) et le sociologue Antonio Casilli (droite).

Antonio Casilli, professore associato di Digital Humanities presso il Telecom ParisTech e ricercatore in Sociologia presso il Centro Edgar Morin, ha tenuto il secondo incontro sulla rivoluzione digitale. Dopo l’appuntamento di giovedì con Juan Carlos De Martin, incentrato sulla privacy, quello di ieri riprendendo proprio dal medesimo tema si è poi concentrato sulle relazioni sociali.

Partendo da cosa condividiamo, ha aperto con il caso di Jeff Jarvis, giornalista, che sul suo blog nel 2009 condivise con i lettori i progressi del suo tumore alla prostata. La domanda che Casilli si è posto è la seguente:«Se la condizione sociale di Jarvis (bianco, benestante, conosciuto) fosse stata diversa il post avrebbe ottenuto lo stesso effetto?». Siamo quello che condividiamo, o sono le nostre reti e relazioni sociali a determinarlo? O meglio, sono gli algoritmi alla fine di tutto a decidere per noi? Probabilmente in buona parte si.

Casilli ha poi spiegato come su Facebook si usi la nozione di amicizia non come l’abbiamo imparata tra i banchi di scuola, ma per definire quello che banalmente non è altro che due profili connessi. L’utilizzo della metafora amicizia, da ben prima di Facebook (si pensi a MySpace) è un’astuzia usata da chi crea le piattaforme di social networking. Ma e i nostri amici sui social? Qui bisogna dividere in due categorie: relazioni forti e relazioni deboli. Le prime sono le persone che magari conosciamo bene, di persona. Amici, colleghi, famigliari. Le seconde possono essere ad esempio persone con cui siamo entrati in contatto in rete, a volte perfetti sconosciuti. Le prime però quasi per paradosso posso essere limitanti, in quanto ben conosciute e dunque potenzialmente prive di stimoli, mentre i legami deboli potrebbero rivelarsi una sorta di prolunga cognitiva che può risultare stimolante. Certo, c’è da sottolineare che i perfetti sconosciuti, come dice Casilli, potrebbero non essere così perfetti. Tendiamo però a tenerli comunque nelle nostre cerchie e a sviluppare modi per mantenerli. Questo barcamenarsi aiuta a sviluppare un apprendimento di codici ed etichette totalmente diverse da quelle apprese da giovani nella vita reale. Ma in mezzo a tutto questo ci sono gli algoritmi, che Casilli ha definito come una sorta di ricetta che ti dice che ingredienti prendere per creare un determinato piatto. Perfetto per te. Casilli ha poi spiegato come gli algoritmi, che incidono fortemente sulla creazione delle nostre reti sociali, non sono creati tanto per farci stare meglio, ma piuttosto per farci restare collegati più a lungo e dunque carpire ancor più dati e abitudini, che come diceva ieri Juan Carlos De Martin sono oro per le aziende, e massimizzare i profitti. Si ritorna dunque all’inizio, alla privacy e a casi come quelli che hanno visto coinvolta l’NSA e che ha messo in allarme anche i grandi big del web, inconsapevoli, a loro dire, che il governo USA prendesse illegalmente più dati di quelli che già venivano forniti lecitamente.

 

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Image : Roberto Casati et Antonio Casilli avec les bénévoles du Festivaletteratura, dans un tableau vivant de ‘La Liberté guidant le peuple’ d’Eugène Delacroix.

L’ALGORITMO CONQUISTATORE
FOCUS SUL DIGITALE AL FESTIVALETTERATURA DI MANTOVA

Source: POOL Magazine, 05/09/2014

Ogni mutazione genera l’estremizzazione, la polarizzazione dei favorevoli e dei contrari: nulla di nuovo. Nel campo dell’innovazione digitale, il filosofo Roberto Casati individua gli ‘instant guru’, che inneggiano alla smaterializzazione, e gli ‘integralisti della penna’, che non solo si oppongono alle nuove tecnologie, ma sono financo contrari alla scrittura per mezzo di tastiera, e reputano la sola penna degna di veicolare i pensieri.
Che si tratti di inutili irrigidimenti è evidente, ma ciò che conta maggiormente non è stabilire dove sia la ragione, quanto analizzare le conseguenze sociologiche delle innovazioni e tracciare dei modelli di comportamento in grado di renderci parte consapevole di un processo di mutazione, e non cavie di esperimenti algoritmici.

In un tris di incontri al Festivaletteratura di Mantova, Roberto Casati ha scelto di analizzare gli aspetti dell’attualità tecnologica gettando un ponte ideale verso un’altra grande Rivoluzione: quella francese. Sotto le etichette di ‘Liberté’, ‘Egualité’ e ‘Fraternité’, con tre interlocutori in vario modo esperti del mondo digitale, Casati ha fatto il punto su alcune delle modifiche culturali a cui siamo soggetti, e di cui siamo soliti discutere pur senza avere dati precisi.

Per l’appuntamento ‘Fraternité’ è intervenuto, assieme al filosofo, Antonio Casilli (docente di Digital Humanities a Parigi e ricercatore di Sociologia).
Se si analizza la fraternité come maggiore vicinanza sociale e democratizzazione diffusa, occorre subito porre sul piatto la questione della privacy, e Casilli lo fa citando Mark Zuckenberg e Jeff Jarvis, entrambi strenui sostenitori della bontà della diffusione delle informazioni e di una maggiore apertura della Rete.

Lungi dal demonizzare l’amicizia intrecciata su Facebook, Casilli ne traccia alcune caratteristiche: si tratta di una relazione performativa e dichiarativa, perché impone lo svolgimento di azioni e la continua conferma (attraverso i like e i tag, per esempio); è una forma di contatto contrattualizzata, perché segue un formulario che prevede richiesta e accettazione; si articola con mutui favori (come il grooming per il mondo animale, osserva Casilli, per cui i reciproci apprezzamenti pubblici si configurano come lo spulciamento per i primati: un servizio utile e che limita l’aggressività).

Ma se un apprendimento sociale delle nuove forme di interazione appare quasi come una pacifica prospettiva di rinnovamento, Casilli e Casati evidenziano i rischi delle nostre vite digitali: sappiamo già che le nostre informazioni sono stoccate in maniera permanente e che non possiamo cancellarle neanche disattivando i nostri profili social; sappiamo inoltre – almeno intuitivamente – che esistono degli algoritmi al lavoro nell’analisi delle nostre scelte, ma comprendere fino in fondo la portata di queste informazioni è tutt’altra cosa. La massiccia e continua raccolta di dati prelude non solo alla proposta di contenuti omologati (per cui ci vengono fornite informazioni che confermano quanto già sappiamo e crediamo), ma anche alla preclusione dell’accesso a determinati contenuti: chi è in possesso dell’algoritmo può scegliere di oscurare sulle nostre bacheche determinate notizie (Facebook lo fa, mentre al momento Twitter funziona diversamente, e consente una proposta di contenuti meno filtrata).

Fornire dati falsi inserisce nel sistema di raccolta delle informazioni degli elementi disturbanti: per questo si moltiplicano gli appelli all’onestà («Don’t Be Evil», ammoniva Google). Ma per Casati si tratta di una richiesta simile a quella degli alieni conquistatori di Mars Attacks!: «Non scappate! Siamo amici!».

a cura di Carlotta Susca

Vidéo : interviews avec Antonio Casilli, Juan Carlos de Martin, Marina Petrillo. Réalisées par Matteo Castellani Tarabini.

Festival della Letteratura #2. L’amicalità social e la ricetta per difendere la privacy

Source : Art a part of cult(ure), Cecilia Deni, 06/09/2014

Uno dei temi che percorrono le giornate mantovane del Festival della letteratura è la riflessione sulla rete. A strillarla le tre parole del motto della rivoluzione francese: liberté, egalité, fraternité: scelta suggestiva della caratteristica rivoluzionaria del fenomeno, la cui portata in parte ci sfugge proprio perché vi siamo immersi. Il secondo incontro, intitolato Fraternité, si tiene nel pomeriggio di giovedì ed è condotto da Roberto Casati che intervista Antonio Casilli, sociologo e docente al Paris Tech, sul tema della “amicizia” ai tempi di Facebook e dei social network.

Molti e interessanti gli spunti che ci vengono offerti. L’amicizia classica ha tre pilastri: è un rapporto privato, disinteressato e basato sull’incontro di due anime simili. L’amicalità sui social è pubblica, anzi dichiarativa: quasi un matrimonio, dice Casilli, con tanto di partecipazioni: Pinco e Pallino hanno fatto amicizia. Non è disinteressata: riceviamo da essa qualcosa e qualcosa offriamo, sia pure informazioni e piccoli pezzi di noi stessi e della nostra vita. Anche l’incontro di due anime dobbiamo mettere da parte: il sociologo ci fa riflettere su quante amicizie stringiamo con persone che non ci piacciono, per i motivi più diversi. Potremmo infatti rifiutarla al nostro capufficio, per quanto odiato, o al consuocero antipatico e magari razzista? E tuttavia questa amicalità ha le sue regole e la sua etichetta complessa e sofisticata a cui ci adattiamo inconsapevolmente.

Il secondo tema di riflessione è sugli algoritmi che governano la scelta delle notizie che ci vengono proposte. Gli algoritmi sono le “ricette”, ovvero la serie di istruzioni, che “cucinano” il nostro pasto di informazioni quotidiano sui social. Da algoritmi piatti, come quello di twitter, che ci permettono di trovare tutto tramite l’hashtag, si passa ad algoritmi complessi come in Facebook, che ci offrono le notizie e le persone che noi preferiamo, guidati dai nostri like e dal profilo dei nostri contatti. Questo ci chiude in una “bolla informazionale” che contiene solo la parte di mondo che ci è gradita e i punti di vista che condividiamo. Infine Casilli ci offre gli spunti più inquietanti: chi compra i nostri profili e che uso ne farà?
Non solo le aziende sono interessate a noi per venderci i loro prodotti, ma gli Stati e le loro Agenzie di informazione si affacciano prepotentemente alla tavola imbandita con le notizie ricavate dall’incrocio tra i nostri profili sui vari social e, di fronte al costo elevato di essi, semplicemente li rubano.

Difendere la nostra privacy? E’ possibile solo da oggi in avanti, a patto che abbandoniamo il network: tutte le notizie che abbiamo immesso in Facebook sono conservate e “backuppate” più volte. Inoltre gli “imprenditori di morale”, ovvero coloro che cercano di imporre il proprio punto di vista facendolo diventare una regola per tutti, lavorano per convincerci che la privacy è solo la pretesa di chi ha qualcosa da nascondere e che affacciarsi al network sotto falso nome è moralmente riprovevole. La soluzione? Avere invece molti profili, dice Casilli: uno per il lavoro, uno per la famiglia, uno per l’amante e uno, dissacrante, per “trollare”!